venerdì 30 novembre 2018

mercoledì 2 maggio 2018

Guardando con gli occhi di due liceali

fonte: Yawp - giornale di istituto del Liceo Scientifico "Vitruvio" di Avezzano, Febbraio 2018
In pieno centro, ad Avezzano (piazza Matteotti, sopra la Bottega Equa e Solidale), c’è una piccola comunità di inclusione e condivisione, risultato della proficua collaborazione tra la diocesi marsicana, la prefettura dell’Aquila e la passione di molte persone che si dedicano alla gestione del fenomeno migratorio nella Marsica e dintorni. Tra questi, Lidia e Cristina che ci hanno dedicato un venerdì pomeriggio per rispondere ad alcune delle nostre domande. Chiariamo innanzitutto di cosa stiamo parlando: la diocesi gestisce più strutture d’emergenza, tra cui la “Casa d’Accoglienza Straordinaria Giubileo” e si occupa di accogliere e guidare nel processo di integrazione piccoli gruppi di emigranti provenienti dai flussi dell’Africa Sub-sahariana, principalmente dalla Nigeria (a marzo aprirà un’ulteriore struttura, prevista all’interno di un progetto internazionale per creare un Corridoio Umanitario con l’Etiopia). Per permettere tutto ciò è necessario un team (volontario e non) di mediatori culturali, psicologi e figure educative come Cristina che ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento della lingua italiana. Gli ospiti della Casa seguono, tra le altre attività, un percorso d’istruzione fornito dal CIPIA, che è un programma ministeriale di istruzione in italiano, matematica e scienze, le cui lezioni si svolgono nell’edificio accanto al nostro Liceo. A questa educazione di base però, gli operatori della cooperativa ne accompagnano una con una maggior accortezza per lo sviluppo individuale dei ragazzi, portando i più preparati al conseguimento del diploma di licenza media. Altrettanto importante è l’intento alla base di questa iniziativa, che è quello di rendere autonomi sotto tutti i punti di vista i loro ragazzi, sollecitandoli all’indipendenza anche attraverso le piccole incombenze di tutti i giorni come la spesa e le pulizie domestiche. L’integrazione passa anche attraverso l’emancipazione e, in questo senso, anche una chiacchierata con il panettiere o con il cassiere può divenire fondamentale perché in qualche modo implica uno “sforzo” linguistico e relazionale con l’interlocutore. Un altro punto interessante della conversazione riguarda i famigerati 35  (32, per la precisione) da cui il Centro riceve i finanziamenti. Sono soldi che vengono elargiti dalla prefettura a tutte le varie strutture di seconda accoglienza (non ai migranti!) e quindi affidati alla gestione dei vari amministratori e, punto dolente, alla loro buona fede. Ecco che emerge la differenza tra un caso virtuoso come quello che abbiamo visitato e quello di altri istituti il cui unico scopo è di ospitare il maggior numero di migranti (ricevendo più finanziamenti) garantendo solo servizi minimi come vitto e alloggio e poi lasciando che i propri ospiti si dedichino all’accattonaggio, soprattutto davanti gli ipermercati di Avezzano, mortificando quindi qualsiasi aspettativa di ascensione sociale. Non solo, questo business dell’accoglienza in luoghi sovraffollati impedisce qualsiasi possibilità di integrazione, danneggiando non solo i migranti ma la comunità intera che, per inciso, proprio per garantire integrazione li aveva finanziati. Invece, alla Casa d’Accoglienza i soldi vengono investiti fino all’ultimo centesimo, al punto da potersi permettere di destinare il 13% della somma ai poveri della parrocchia. Solo un pocket money di 2,50€ finisce direttamente nelle tasche dei migranti, mentre il resto viene ripartito tra le necessità della struttura e il finanziamento dei vari progetti di integrazione e di inserimento lavorativo. Insomma, il modello della “Casa d’Accoglienza Straordinaria Giubileo” ci è sembrato assolutamente positivo e replicabile, una forma di integrazione diffusa ma su piccola scala che accompagna, in un’atmosfera famigliare, l’immigrato a realizzare la sua autonomia sotto ogni aspetto. Lontani da ogni strumentalizzazione politica e dalla retorica dei politicanti, alla Casa d’Accoglienza si percepisce la voglia di fare e di costruire il futuro della nostra comunità marsicana. Una risorsa preziosa per il nostro territorio che meriterebbe più spazio e considerazione.                                 
                                                                                      Mariapia Cerone e Agostino Cambise


DATI ALLA MANO
Qualche punto fermo utile per prevenire il rischio “fake news”:
2,5: i miliardi di euro spesi dall’Italia per l’accoglienza nel 2016 (0.15% del PIL nazionale)
130: i miliardi di euro ricavati dal lavoro di immigrati in Italia, ben l’8.9% del PIL nel 2016.
100: il numero di immigrati accolti nella Marsica l’anno scorso, meno di 1 ogni 1000 abitanti.
HOTSPOT: sono centri di prima accoglienza deputati al primo soccorso e all’identificazione degli immigrati ( Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto).
SPRAR:  (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) sono invece centri di seconda accoglienza che si occupano di integrare l’immigrato a 360° nelle comunità locali, attraverso attività di inclusione sociale, scolastica, lavorativa, culturale.
CAS: sono “Centri di Accoglienza Straordinaria” che, nonostante la loro natura emergenziale e temporanea, costituiscono la via principale di accoglienza, vista la riluttanza dei comuni ad allestire dei centri SPRAR, nonostante la loro notevole convenienza (ad oggi, danno lavoro a più di 8000 italiani) e virtuosità rispetto al sistema CAS. (Fonti: Repubblica, lenius.it, Il Sole24ore, Wikipedia)


La bellezza dell'incontro