mercoledì 14 ottobre 2015

Sulla cura della casa comune

Per introdurre i nostri lavori del 7 e 8 Novembre, che ci vedranno impegnati sui temi dell'enciclica Laudato Si', vi invitiamo a leggere - qualora non abbiate già fatto - l'enciclica.
Di seguito, inoltre, trovate un primo approfondimento scritto da Luigi Alici, già Presidente dell'Azione Cattolica Italiana.
buona lettura

Cliccando su questo link puoi scaricare l'enciclica Laudato Si'


di Luigi Alici

L'enciclica di papa Francesco è un documento molto ampio e impegnativo, che merita di essere letto più volte in modo attento e cordiale, evitando - come purtroppo sta accadendo anche questa volta - di usarlo unicamente per cercarvi una conferma ai propri pregiudizi. 
Provo a condividere solo una prima impressione, a cominciare da un particolare apprezzamento per la felice scelta del titolo: la citazione di Francesco d'Assisi (Laudato si') contiene l'invito ad assumere uno «sguardo diverso» (111) sul creato, centrato sugli atteggiamenti positivi dello stupore e della lode, della gratitudine e della gratuità: «Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode» (12). Il sottotitolo contiene quindi alcune parole-chiave per la comprensione del testo: il riconoscimento della «casa comune», che «è anche come una sorella, con la quale condividiamo l'esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» (1), si collega all'idea di «una cura generosa e piena di tenerezza» (222).
«Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli» (53): questo giudizio severo costituisce la premessa fondamentale del testo; bisogna ammettere che siamo di fronte a una sfida epocale, che non è lecito ignorare o minimizzare. Questo punto di partenza spiega anche la natura in certo senso anomala dell'enciclica, che non si rivolge soltanto al mondo cattolico e agli "uomini di buona volontà" (secondo la formula di papa Giovanni), ma «a ogni persona che abita questo pianeta» (3).
Dinanzi alla gravità di questa sfida, papa Francesco non esita ad «assumere i migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile» per «dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue» (15). Quest'approccio collega il dato della gravità a un principio di fondo, che può considerarsi - a mio avviso - la chiave interpretativa dell'intera enciclica: «Tutto è connesso» (117, 138). Sviluppando a un livello diverso l'idea di ecosistema, tale tema ricorre continuamente, anzitutto percollegare in modo esplicito e insistito l'approccio ecologico e quello sociale (49,93,139); quindi per motivare l'appello a una «solidarietà universale» (14), evocando temi particolarmente cari a san Giovanni Paolo II (molto citato): «L'interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune» (164). Per il cristiano tale appello si traduce nell'invito a riscoprire il dinamismo trinitario della creazione: «Tutto è collegato, e questo ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal mistero della Trinità» (240). 
C'è dunque una solidarietà nel bene e nel male; rispetto a quella, stupenda e magnifica, che scaturisce dal disegno della creazione, il nostro tempo ce ne offre una controfigura inquietante: «quello che sta accadendo alla nostra casa» intreccia insieme deterioramento della qualità della vita e degradazione sociale; esiste infatti un'«intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta». Il primo capitolo ne offre una panoramica ampia e informata. Dinanzi a questi scenari «nessun ramo delle scienze e nessuna forma di saggezza può essere trascurata, nemmeno quella religiosa» (63). 
Nel secondo capitolo tali dinamiche sono rilette alla luce della fede e se ne ricava un insegnamento fondamentale: «la creazione può essere compresa solo come un dono che scaturisce dalla mano aperta del Padre di tutti, come una realtà illuminata dall'amore che ci convoca ad una comunione universale» (76). Proprio in nome di una vera comunione universale, si guarda al messaggio francescano che proclama l'armonia di tutto il creato: «Suolo, acque, montagne, tutto è carezza di Dio» (84). La conseguenza è immediata e vincolante: «L'ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l'umanità e responsabilità di tutti» (95).
Non è possibile, dunque, ignorare «la radice umana della crisi ecologica» (terzo capitolo): fare i conti a viso aperto con «la globalizzazione del paradigma tecnocratico» significa misurarsi con la crisi dell'antropocentrismo moderno, e in modo particolare con la tentazione del relativismo pratico, quindi riconoscere la necessità di difendere il lavoro, e interrogarsi intorno al rapporto tra ricerca biologica e implicazioni etiche.
Per guardare oltre la crisi abbiamo bisogno, secondo papa Francesco, di «un'ecologia integrale» (quarto capitolo), che possa fare sintesi fra tutte le sue dimensioni (ambientale, economica, sociale, culturale…), senza dimenticare la vita quotidiana e mettendo al primo posto «il principio del bene comune» e della «giustizia tra le generazioni».
Il quinto capitolo, che suggerisce «alcune linee di orientamento e di azione», fa il punto della situazione in merito al dialogo sull'ambiente, a livello di politiche internazionali, nazionali e locali, invocando altresì un dialogo tra poltica ed economia e quindi tra scienze e religioni.
L'ultimo capitolo («Educazione e spiritualità ecologica») invoca infine una vera e propria «conversione ecologica», aprendo la fede cristiana alla prospettiva di un'alleanza tra umanità e ambiente, e quindi di un'autentica «fraternità universale» (228). L'idea di base si può riassumere così: «L'ideale non è solo passare dall'esteriorità all'interiorità per scoprire l'azione di Dio nell'anima, ma anche arrivare a incontrarlo in tutte le cose, come insegnava san Bonaventura» (233).

A una prima lettura, tre aspetti in particolare rendono questa enciclica, a mio giudizio, meritevole di profonda attenzione:

a) l'organicità della tesi di fondo: rispetto al dibattito attuale sui temi ecologici, da anni bloccato tra una difesa a oltranza dell'antropocentrismo (e quindi della tecnologia) e un estremismo biocentrico (quasi sempre anti-tecnologico), papa Francesco afferma con forza: «Non c'è ecologia senza un'adeguata antropologia» (118). L'unitarietà dell'approccio integra il piano scientifico, filosofico, sociale e ultimamente mistico: «Infatti non sarà possibile impegnarsi in cose grandi soltanto con delle dottrine, senza una mistica che ci animi» (216). Per questo motivo, fra l'altro, «non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell'aborto» (120). Da questo punto di vista, divinizzazione della terra e mito del progresso illimitato sono due facce della medesima medaglia; com'è possibile combattere la violenza contro l'ambiente e chiudere gli occhi sulla violenza dell'uomo contro l'uomo?

b) il radicalismo della proposta: papa Francesco non esita a levare alta la sua voce contro ogni tentativo di insabbiare o dissimulare il problema. «Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro» (194). Questo radicalismo sfida in modo aperto e politically incorrect gli stereotipi culturali, le abitudini di consumo individuale, le disattenzioni evasive della religione, il potere pervasivo della finanza e della tecnocrazia. Lo stesso appello a rallentare i consumi e ad «accettare una certa decrescita» (193)
s'inquadra in un principio radicale e semplicissimo, di cui siamo invitati a scoprire le potenzialità straordinarie: «meno è di più» (222);

c) la coerenza del metodo: in un testo come questo, che affronta questioni complesse, in larga misura dipendenti da informazioni empiriche, papa Francesco scrive un'enciclica in un certo senso anomala: per un verso, pienamente inserita nella tradizione cristiana (come documentano le citazioni, da san Tommaso a san Bonaventura, oltre a san Francesco) e molto attenta al magistero dei pontefici che lo hanno preceduto, oltre che a vari documenti - molto belli - di episcopati nazionali (assente la Conferenza episcopale italiana, come in EG); per altro verso, il papa si mette umilmente in ascolto della scienza senza esserne schiavo, nomina filosofi contemporanei (come Ricoeur e più volte Guardini), si mostra consapevole della posta in gioco, accettando di affidarci un testo composito, ampio e impegnativo, dal quale non era possibile attenderci l'afflato unitario e intimamente "bergogliano" di Evangelium vitae. Grazie a questo metodo, viene messo in pratica concretamente un dialogo esemplare tra fede e ragione, arrivando persino a proporre due splendide preghiere finali, con due destinazioni diverse. 

Ne risulta un approccio profetico e di grande realismo; dominato dalla speranza, preoccupato continuamente di censire e valorizzare esperienze esemplari e alternative - soprattutto nel micro - che meritano di essere incoraggiate, ma consapevole che abbiamo bisogno di un nuovo sguardo e di nuova sintesi, che interpella tutti noi, nessuno escluso, a fare un passo in avanti: «L'autentica umanità, che invita a una nuova sintesi, sembra abitare in mezzo alla civiltà tecnologica, quasi impercettibilmente, come la nebbia che filtra sotto una porta chiusa» (112).


lunedì 27 aprile 2015

Sobrietà: i bisogni dell'uomo

Cari amici di seguito la prima parte dell'intervento sugli stili di vita sobri fatto da Mons. Armando Dini durante il nostro incontro tenutosi a Pescina.
Buona lettura  

L’essere umano è un essere complesso.
a)    L’uomo è una creatura e in quanto tale è stata creata, non si è fatta da sé. Ciascuno di noi ha ricevuto l’essere creatura, non se lo è dato e lo può perdere, solo, con la morte.  L’istinto di conservazione è il primo istinto dell’essere umano, proprio quell’istinto che è il riflesso psicofisico del nostro essere creatura.
b)    E poi però siamo le uniche creature fatte ad immagine e somiglianza di Dio (Genesi, inizio della Bibbia). 
Se mettiamo in relazione il principio della Bibbia e gli ultimi capitoli, Prima Lettera di San Giovanni Apostolo, vediamo che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio e che Dio è amore.
Quindi noi siamo fatti ad immagine di Dio che è amore e siamo fatti ad immagine dell’amore. Quindi noi siamo creature che ci realizziamo soltanto quando siamo amati e amiamo.
L’uomo è una creatura speciale, fatta di imitazione di Dio. Il fallimento dell’uomo si ha quando questo diventa egoista, il contrario dell’amore.
La realizzazione dell’uomo sia ha quando l’uomo ama ed è amato.
D’altra parte, a distanza di duemila e quattrocento anni (il libro della Genesi nella forma attuale è stato redatto intorno al 500/400 avanti Cristo) gli psicologi hanno riscoperto quello che ci diceva la Bibbia: cioè ci hanno detto che in realtà è l’amore quello che realizza l’essere umano.
L’uomo, come creatura, avendo ricevuto l’essere e temendo di perderlo – per istinto di conservazione – deve fare di tutto per conservarlo.
Per conservare il suo essere ha bisogno di mangiare, ha bisogno di bere, ha bisogno di dormire, di casa, di vita sociale, di vita sociale di stima.
Questi bisogni sono così fondamentali tra l’essere umano e gli altri che diventano diritti umani.
Questi bisogni hanno per centro il mio io.
Se io mangio non posso dire ad un altro mangio io per te. Queste esigenze hanno come centro di soddisfazione il mio io.
Se c’è un centripetismo, questo ha come punto di arrivo il mio io. Se io non mangio, se io non bevo, se io non dormo, muoio. Ho bisogno di queste cose. E finché soddisfo queste mie esigenze in maniera equilibrata, è tutto giusto, sono miei diritti. Nessuno mi può accusare perché mangio o dormo. Ma se poi esagero allora vado al di là del giusto.
Per spiegare questo concetto userò due tipi di vocaboli.
Bisogni egotistici: cioè quelli che fanno parte della nostra realtà umana, le cose di cui abbiamo bisogno realmente ed che è giusto ed umano soddisfare.
Bisogni egoistici: quando prendo più di quello che serve a me, che mi è necessario. Ho diritto di mangiare, ma se esagero divento egoista.
Egoismo ed egotismo hanno per centro l’io. Però noi siamo fatti ad immagine di Dio, che è amore e l’amore non ha come centro l’io, ma la persona amata.
Direbbe Papa Francesco, uscire fuori di sè, non essere autoreferenziali!
Nell’amore il punto di arrivo è la persona che amo nella sua realtà, amandola così come è fatta. Per cui l’amore non può essere mai identico per due persone perché le persone sono tutte diverse e quindi l’amore deve conformarsi alla persona che tu ami.
Allora, questi due movimenti che si esprimono l’uno centripeto verso l’io, con il rischio dell’egoismo, l’altro centripeto verso la persona amata, sono movimenti completamente diversi ed opposti.
Quindi possiamo descrivere l’uomo come un essere drammatico: perché è chiamato all’amore, si realizza con l’amore, però ha bisogno di tante cose.

Tutti noi abbiamo avvertito questo contrasto.

lunedì 13 aprile 2015

Terzo evento...

Laboratorio Diocesano della Formazione 
Diocesi di Avezzano



Se sei un educatore di Azione Cattolica ti recapitiamo questo


INVITO 

Domenica 19 Aprile,
Ore 15.00,  Cattedrale di San Berardo - Pescina

Scegliere stili di vita sobri 

Interverranno:  
don Giovanni Venti  - Parroco della Cattedrale di San Berardo
Donatella Masci - Presidente Diocesana di Azione Cattolica
Mons. Armando Dini  - Arcivescovo emerito di Campobasso e già Vescovo di Avezzano

Seguiranno lavori di sintesi, per dare concretezza al nostro agire. 

L'evento terminerà alle ore 18.30 


venerdì 27 marzo 2015

La Democrazia

terzo momento dell'incontro con Giuliana...

Fra le cose dimenticate c’è la democrazia, che abbiamo ridotto unicamente al voto.
Ma il voto da solo non serve proprio a niente. Questo ha una sua funzione solamente se noi facciamo il controllo democratico, cioè se facciamo emergere le necessità e le “sbattiamo” in faccia ai politici, chiarendo che altrimenti il nostro voto non lo avranno più.
Senza tutto questo non avrebbe senso aver fatto – nella nostra storia – cammini così lunghi di democrazia.
Le soluzioni ai nostri problemi le abbiamo se: ci attiviamo, se pensiamo, se comunichiamo, se utilizziamo in maniera intelligente le opportunità che ci sono date dalla tradizione della Chiesa, ma anche dal diritto.
Ci sono molte cose del nostro diritto che non utilizziamo e capiamo la loro importanza soltanto quando ci vengono tolte.
Nel nostro percorso che è locale e globale, per passare dalla indifferenza alla misericordia, dobbiamo avere occhi che sappiano guardare noi stessi e gli altri;
Per guardare noi stessi è fondamentale che decidiamo di fermarci  per essere. Darci dei tempi di stop! Non mettere una cosa dentro l’altra nella nostra giornata come se imbottissimo le salsicce. Quasi, quasi, pensiamo che sia diventato un peccato mortale non avere tutte le ore occupate.
Bisogna elaborare, mettere insieme le nostre conquiste spirituali per essere arricchiti e in questo modo facciamo la con-creazione delle idee.
Ascoltiamo le idee che vengono dai luoghi della disperazione, della periferia.? Ascoltiamo il grido dei poveri? Perché da lì, da dove c’è un problema, vengono le novità, le soluzioni.
Dovremmo avere un percorso che si muove su tre binari:

Vedere:  per risolvere i problemi che noi stessi abbiamo creato. Non c’è nessuna cosa che sia cattiva che non possa diventare buona. Saper vedere: nell’Apocalisse il verbo vedere è il più frequente, perché se non so vedere non riesco nemmeno a giudicare e ad agire. Il vedere, oggi, significa anche ascoltare e se ci pensate l’ascoltare significa anche vedere. Perché come fai a vedere la povertà del tuo territorio se ognuno sta chiuso a casa sua? Se non ascolti chi ha un disagio e cerca aiuto. Se non ascolti le storie, se non ascolti i problemi non sai vedere.

Giudicare: decido di essere e non solamente di esistere. Farsi un’idea concreta sui fatti.

Agire: passo dal tempo tiranno al tempo ORA è il momento di prendere in mano la vita del mio gruppo. 

domenica 22 marzo 2015

L’educazione: maestri e testimoni

Questa volta abbiamo estrapolato dall'incontro con Giuliana Martirani, alcune riflessioni sul tema dell'educazione.Buona lettura.

Educere… perciò siamo educatori.
Educere: tirare fuori, metter fuori, portar fuori dai nostri ragazzi i loro talenti con i quali concreeranno con Dio, cioè ultimeranno nel loro spazio di vita un pezzo di creazione con Dio.
Dio poteva farsela tutta da se la creazione ma ha deciso di farci passare da servi a figli e di ultimare con noi il creato.
Dio ha deciso di farci partecipi della creazione; di concreare con lui.
Noi partecipiamo alla creazione soltanto attraverso il nostro talento.
Ognuno ha bisogno della conferma  di ciò che è. Io ho scoperto man mano che ero un’educatrice, confermata man mano dalla storia che ho avuto.
Però per essere educatori c’è l’esigenza di essere comunicatori, di non essere dei professori ma dei MAESTRI.
Siamo dei maestri dei nostri figli, dei nostri alunni, dei nostri ragazzi? O siamo dei professori, dei genitori, che hanno il dito puntato per giudicare e dire si fa così e basta?
Giudicare i nostri ragazzi, i nostri figli, i nostri alunni, non ha senso, perché ognuno di loro vuole sapere quale è il proprio ruolo, la propria partecipazione, il proprio talento.
Tirar fuori i talenti dalle persone è un’arte difficile, perché significa aiutare a concreare con Dio.
Dal punto di vista dell’educazione, noi cattolici, avevamo degli strumenti che ci derivano dalla tradizione (dal c.d. Magistero della Chiesa), che abbiamo messo un po’ da parte, anzi li abbiamo banalizzati.
C’erano nella tradizione delle figure di accompagnamento che erano maestri e testimoni.
Qualunque mamma sa che si insegna ai propri figli soltanto attraverso la testimonianza, senza usare troppe parole, facendo cose concrete.
Nel matrimonio la tradizione aveva inventato la figura del testimone di nozze.
Oggi cosa ne abbiamo fatto di questa figura? Prima il testimone di matrimonio era un mediatore, una persona sempre pronta a ricomporre i conflitti, a stare vicino alla coppia. Oggi il testimone di nozze – nella stragrande maggioranza dei casi – non ha senso!
Nella stessa direzione vanno le madrine e i padrini del battesimo. Chi sono oggi queste persone? E che aiuto concreto danno ai genitori nella crescita reale del bambino?
Nella tradizione della Chiesa il padrino e la madrina di battesimo erano il passaggio da due ( i soli genitori)  a tre. Erano coloro che aiutavano la mamma a dormire un po’ prendendosi cura del neonato; oppure sostenevano la coppia durante il lavoro…
Anche il padrino della Cresima doveva essere una persona che realmente faceva le veci della madre o del padre e che provvedeva ad accompagnare il cresimato adolescente a trovare la sua identità, in una fase della vita dove i genitori sembrano essere – agli occhi del ragazzo – dei nemici.
Di tutto ciò che cosa ne abbiamo fatto?
Oggi, questa società, per andare incontro alle famiglie ha inventato i mediatori di conflitti. Guardando dentro la tradizione della Chiesa , queste figure  erano da secoli presenti nella nostra storia.
Abbiamo sostituito ai nostri valori le bomboniere, più o meno grandi, e personaggi evanescenti e poco solidi.
In realtà le cose ci sono state date ma non le abbiamo utilizzate bene, le abbiamo dimenticate.

Allora è necessario riprendere i fili della nostra trama e tornare a riproporre un’educazione fatta da Maestri, testimoni concreti di valori reali e non più evanescenti.

mercoledì 18 marzo 2015

Il Tempo e il sogno di essere persona...

Cari amici,
con questa pubblicazione iniziamo a proporvi alcuni estratti dell'incontro avuto Domenica 15 Marzo 2015 con Giuliana Martirani.
In questo primo brano Giuliana ci fa riflettere sul nostro rapporto con il tempo e su cosa voglia dire essere persona...
buona lettura

Noi siamo molto occupati ad esistere e non ad essere. Siamo persone che esistono, pressate da un tempo kronos, che non sono neanche capaci di cogliere il kairos, cioè il momento in cui Dio si presenta, il momento in cui ti manda all’amico oppure il momento in cui ti sta mandando una soluzione.
Noi non ce ne accorgiamo neanche, perché siamo molto occupati ad esistere. Per fare che?
Dobbiamo recuperare il senso del viandante, del cammino, che è poi il senso della tradizione cristiana. Dovremmo essere sempre pronti a camminare. Nel nostro camminare dovremmo capire – come hanno fatto le tribù degli indiani d’America – che è più importante il tempo che lo spazio.
Ma come possiamo riprenderci questa dinamica di vita se siamo circondati da “paccottiglia” che ci frena e ci impone altri ritmi di vita.
Basti pensare che nella nostra casa ci sono – come media – almeno 10.000 oggetti (la tribù dei Navajos – viandanti – porta con se, nei suoi spostamenti, appena 200/300 oggetti).
Possedere tutte queste cose vuol dire dedicare tempo/lavoro per poter acquistare la casa che conterrà i nostri oggetti; 
un tempo/lavoro per la pulizia della casa (detersivi, oppure la colf); 
e ancora di tempo/lavoro per mettere in sicurezza tutti questi oggetti (ad esempio assicurare l’automobile per non correre rischi); 
tempo/lavoro anche per la manutenzione della casa (idraulico, elettricista…).
In questo dedicare il nostro tempo al lavoro, accade che non ci accorgiamo più degli altri e rispondiamo spesso – a un figlio, un fratello, un’amica che vuole confidarsi che ci dice “ho bisogno di parlarti, di sfogarmi” – a chi ci chiede di essere ascoltato… non ho tempo devo lavorare!
Allora,  forse il tempo lavoro per tutta questa paccottiglia di cose superflue – non tutto è necessario – ci fa appesantire di cose materiali, ma ci fa svuotare della spiritualità.
Dobbiamo, quindi,  iniziare a capire cosa è necessario e cosa non lo è.
Dobbiamo imparare a fare delle scelte.
Abbiamo avuto il furto del tempo e questa è una cosa che ci priva delle relazioni. Le quali relazioni sono quelle che ci costruiscono, che ci aiutano a comunicare.
Ma comunichiamo qualcosa se abbiamo qualcosa da dire e soprattutto se siamo qualcuno.
Se non siamo niente… niente comunichiamo.
Ma non comunichiamo più perché ci siamo dimenticati che dobbiamo essere e non esistere.
Allora essere è fondamentale.
IO CHI SONO?!?
QUALE E’ IL MIO TALENTO?!?

martedì 17 marzo 2015

Peccato e Misericordia Il Sole24Ore Domenica 15 Marzo 2015

Vi riportiamo di seguito una lettura, scritta da Dietrich Bonhoeffer pubblicata sulla Domenica del Sole24Ore. 

Ogni giorno la comunità cristiana canta: «Ho ricevuto misericordia». Ho avuto questo dono anche quando ho chiuso il mio cuore a Dio; quando ho intrapreso la via del peccato; quando ho amato le mie colpe più di Lui; quando ho incontrato miseria e sofferenza in cambio di quello che ho commesso; quando mi sono smarrito e non ho trovato la via del ritorno. Allora è stata la parola del Signore a venirmi incontro. Allora ho capito: egli mi ama. Gesù mi ha trovato: mi è stato vicino, soltanto Lui. Mi ha dato conforto, ha perdonato tutti i miei errori e non mi ha incolpato del male. Quando ero suo nemico e non rispettavo i suoi comandamenti, mi ha trattato come un amico. Quando gli ho fatto del male, mi ha ricambiato solo con il bene. Non mi ha condannato per i misfatti compiuti, ma mi ha cercato incessantemente e senza rancore. Ha sofferto per me ed è morto per me. Ha sopportato tutto per me. Mi ha vinto. Il Padre ha ritrovato suo figlio. Pensiamo a tutto questo quando intoniamo quel canto. Fatico a comprendere perché il Signore mi ami così, perché io gli sia così caro. Non posso capire come egli sia riuscito e abbia voluto vincere il mio cuore con il suo amore, posso soltanto dire: «Ho ricevuto misericordia». 
 23 gennaio 1938 

venerdì 13 marzo 2015

Papa Francesco annuncia il Giubileo straordinario sulla Misericordia



«Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio». A due anni dalla sua elezione, nell'omelia della «liturgia penitenziale» con le confessioni in San Pietro, Papa Francesco annuncia l’indizione di un «Anno Santo della Misericordia», il cuore del suo pontificato: «Questo Anno Santo inizierà nella prossima solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016, Domenica di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo e volto vivo della misericordia del Padre». Gli Anni Santi ordinari celebrati nella storia della Chiesa fino ad oggi sono 26, l’ultimo fu il Giubileo del 2000 indetto da san Giovanni Paolo II.



Permetteteci di essere contenti e soddisfatti (non per noi ma per quello che possiamo fare)...il lavoro che in questi giorni stiamo portando avanti, organizzato insieme alla Prof.ssa Giuliana Martirani anticipa di nove mesi il tema del Giubileo e ci mette sul crinale di scelte - concrete - importanti. Un'occasione da non perdere!

Lasciateci esprimere la nostra gioia per aver saputo leggere un percorso di senso. 

A domenica, allora, con convinzione, condivisione e concretezza.

La commissione LDF
Claudia, Giustina, Martina e Alfredo.

mercoledì 11 marzo 2015

A lavoro...

I laboratori che ci portano, all'incontro di Domenica 15 Marzo sono partiti.
Qualcuno ha già sperimentato la modalità di lavoro - concreto - che ci siamo dati.
Adesso sta a noi vedere cosa viene di buono dal nostro lavoro.
Intanto vi lasciamo alla riflessione scritta a quattro mani da Giuliana Martirani e don Tonino Bello.
ciao LDF

"Che cosa può venire di buono da Nazareth?".
Che cosa può venire di buono da Debrezeit,
da Addis Abeba, dai villaggetti africani?
Noi siamo venuti a dare, a portare!
A noi c'è rimasta questa idea: che i missionari,
le missionarie, sono quelli che vanno a portare aiuti.
Dovremmo dire ai missionari:
"Quando tornate qui da noi, in Europa,
riempite gli aerei, riempite le navi, portateci...
portateci... vi preghiamo, dei pacchi dono...
perché stiamo morendo non di fame,
ma morendo di tutti questi grandi valori.
Mandateci pacchi dono di speranza, di fiducia,
di solidarietà, che qui si muore!".
Una piccola nube si nasconde negli irreprensibili,
in Bartolomeo: la riluttanza a ricevere.
Dite la verità, non avete mai affermato, anche voi:
"Che cosa può venire di buono da Nazareth?".
Forse questo è il vostro peccato, piccolo quanto volete,
ma che vi colloca tra gli ultimi, pure voi.
Vi siete esercitati solo a dare, a ricevere no!
Da un drogato può mai venire qualcosa di buono?
Da una prostituta? Da un avanzo di galera?
Che cosa può dare mai un marocchino,
se non un pericolo di infezione?...

Don Tonino Bello e Giuliana Martirani

venerdì 6 marzo 2015

La Tenerezza della Misericordia... appuntamenti della Settimana

Di seguito vi riportiamo gli appuntamenti dei tre laboratori che anticipano e preparano l'incontro di Domenica 15 Marzo.
(coloro che non l'avessero fatto possono ancora iscriversi contattando direttamente gli animatori dei gruppi)

La misericordia di Dio all'uomo e alla Terra: risolvere povertà e afflizione.
Animatori: Claudia Di Biase e Alessandro Franceschini
Incontro, Martedì 10 Marzo ore 21.00 - Cattedrale di Avezzano  c/o Sala Giovanni Paolo II.

La tenerezza verso se stessi: saper scegliere tra morte e vita
Animatori: Martina Giraffa e Danilo Rocchi
Incontro, Venerdì 13 Marzo ore 19 - San Giovanni c/o Asilo Vecchio.

La misericordia di Dio all'uomo e alla Terra: pianificare e progettare dalle opere di misericordia al welfare.
Animatori: Giustina Paciotti e Angelo Riccitelli
Mercoledì, 11 Marzo ore 19.oo - San Rocco.

domenica 1 marzo 2015

Evento Laboratorio Diocesano della Formazione 15 Marzo 2015

La Tenerezza della Misericordia

Questo è il tema del secondo incontro organizzato dalla Commissione del Laboratorio Diocesano della Formazione, della Diocesi di Avezzano.
L’incontro è rivolto, almeno nella parte laboratoriale, agli educatori di AC che hanno compreso, già da qualche anno (almeno tre) quanto sia costruttivo saper servire con le giuste attenzioni educative.

L’appuntamento è fissato per  Domenica 15 Marzo 2015 alle ore 15.00 presso la Cattedrale di Avezzano (sala blu).

Dopo il saluto della Presidente Diocesana di AC Donatella Masci, del parroco - assistente diocesano Don Claide Berardi, e una breve introduzione dei lavori da parte della Commissione LDF, ci sarà una Lectio Magistralis tenuta dalla Prof.ssa Giuliana Martirani dell’Università di Napoli Federico II.

A seguire i laboratori che avranno i seguenti temi

  1. La misericordia di Dio all’uomo e alla terra: Risolvere povertà e impoverimento afflizione e depressione.

  1. La tenerezza verso se stessi: saper scegliere tra morte e vita.

  1. La misericordia di Dio all’uomo e alla terra: Progettare e pianificare, dalle opere di misericordia al welfare.

Al termine dei laboratori si procederà a mettere in comune il lavoro fatto e a proporre scelte concrete di cambiamento.

MODALITA’ di PARTECIPAZIONE
I partecipanti ai laboratori, dovranno individuare il percorso (fra i tre sopra riportati) più consono ai loro interessi e riferire la loro scelta al Presidente parrocchiale.
Il Presidente parrocchiale provvederà ad iscrivere e comunicare alla commissione LDF i propri partecipanti all’evento (e-mail ac.ldf.avezzano@gmail.com o contattando telefonicamente Claudia) entro Giovedì 5 Marzo.
Gli iscritti saranno successivamente contattati dagli animatori dei laboratori durante il week-end 6-8 Marzo.
Nella settimana (9-14 Marzo) antecedente l’evento del 15 Marzo, i singoli gruppi sceglieranno le modalità per incontrarsi e avviare – concretamente – il percorso.


N.B. la lectio magistralis della Prof.ssa Martirani è aperta alla partecipazione di coloro che ne abbiano interesse.


C.V. Prof.ssa Giuliana Martirani
Giuliana Martirani e' nata a Napoli nel 1945, meridionalista, docente universitaria di geografia politica ed economica e di politica dell'ambiente.

  • docente alla Facolta' di Scienze Politiche dell'Universita' di Napoli 'Federico II';
  • docente alla Lumsa di Palermo;
  • docente dell'Istituto interfamiliare della Famiglia Francescana di Nola, e dell'Istituto pastorale calabro Pastor Bonus di Lamezia Terme;
  • fa parte del direttivo dell'International Peace Research Association (Ipra),
  • e' membro di Pax Christi
  • è membro del MIR
  • ha insegnato alla Ottawa University (Canada);
  • è stata direttrice del Corso di Educazione alla Pace, dell'International Peace Research Association (Ipra) all'Interuniversity Centre, Universita' di Dubrovnik, Jugoslavia;
  • è stata delegata ufficiale alle Conferenze Onu sulla criminalità organizzata transnazionale (1994);
  • è stata delegata ufficiale alla IV Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla donna (Pechino, settembre 1995);
  • esperta  per il V Programma Quadro della Commissione Europea relativamente agli "Aspetti socio-economici dello sviluppo sostenibile in ordine a cambiamenti globali, clima e biodiversità;
  • è stata analista di scenario ed esperta per lo sviluppo sostenibile del Progetto Posidonia della Provincia di Napoli nell'ambito del Programma Terra della Commissione Europea;
  • ha collaborato con gli Istituti Regionali di Ricerca Sperimentazione e Aggiornamento Educativo (Irrsae) di Veneto, Campania, Toscana, Lombardia;
  • è stata delegata della Commissione Giustizia Pace Salvaguardia del Creato della Conferenza Episcopale Campana;
  • ha animato un gruppo su Impegno sociale e politico al III Convegno della Chiesa Italiana (Palermo 1995) e sull'Interculturalismo alle Settimane Sociali (Napoli, 1999);
  • è membro del Progetto Policoro e l'Imprenditoria Giovanile nel Mezzogiorno;
  • è docente di Giustizia pace salvaguardia del creato e Pace e nonviolenza alla Facolta' di teologia della famiglia Francescana di S. Angelo in Palco (Nola);
  • è stata presidente dell'International Fellowship of Reconciliation - sezione italiana - Movimento Internazionale della Riconciliazione (Ifor-Mir, con stato consultivo presso Unesco ed Ecosoc);
  • come membro del direttivo dell'International Peace Research Association (Ipra, con stato consultivo presso le Nazioni Unite) ha creato molte "Universita' verdi", "Scuole popolari", "Istituti per la Pace", accompagnandole con conferenze, seminari nonviolenti, e l'organizzazione di numerosi convegni nazionali;
  • collabora alla formazione per Caritas italiana e Caritas Internationalis, Unione Superiore Maggiori d'Italia (Usmi), Unicef, Agesci, Azione Cattolica, Federazioni italiane di Organismi Non Governativi (Focsiv, Cipsi, Cocis), Legambiente, Pax Christi, Fondazione G. Serio, Commissione francescana Giustizia Pace e Integrita' del Creato, Terzo Ordine Francescano, Gifra. Comunita' di Vita Cristiana (CVX) ed altri.
Ha pubblicato

  • La geografia come educazione allo sviluppo e alla pace, Dehoniane;
  • A scuola dai poveri, Cittadella, Assisi;
  • La geografia della pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino;
  • Sviluppo, ambiente, pace, Emi, Bologna 1988;
  • Gea. Un pianeta da amare, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989;
  • Progetto Terra, Emi, Bologna 1989;
  • Facciamo pace? Lavori di gruppo e progetti nonviolenti per lo sviluppo, l'ambiente, la pace, Qualevita,1992;
  • Giona, Qualevita, 1994;
  • Facciamo politica!, Qualevita, 1995;
  • (con Carola Fluto, Vittoria Primack), Miriam. Un sogno di pace, giustizia e salvaguardia del creato, La Meridiana, Molfetta 1995;
  • La civiltà della tenerezza. Nuovi stili di vita per il terzo millennio, Paoline, 1997;
  • Il drago e l'agnello. Dal mercato globale alla giustizia universale, Paoline, 2001;
  • Maria Romero. Contempl-attiva al servizio degli ultimi, Paoline, 2002;
  • (con Antonio Bello), Fotografie del futuro. Le beatitudini come stile di vita, Paoline, 2003;
  • AA. VV., Pace! Voci a confronto sulla Lettera enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, Paoline, 2003;
  • (con Antonio Moroni, P. Francesco Ghetti), Acqua e aria per la vita, Istituto Rezzara, 2004;
  • La danza della pace. Dalla competizione alla cooperazione, Paoline, 2004;
  • Viandante maestoso. La via della bellezza, Paoline, 2006;
  • Il cielo e la terra. Questioni di donne del terzo millennio, Ave, 2008;
  • (con Raffaele Nogaro),  Rompere gli ormeggi. Perché nessuno al Sud sia senza speranza, Tanzarella Sergio, 2010, Il Pozzo di Giacobbe;
  • Maria donna bellissima. Preghiere per sgranare i giorni allegri e tristi, e per fermarsi alle stazioni della vita, 2011, EMP;
  • Spiritus. Preghiere per un nuovo stile di vita e una mistica meridiana, 2011, EMP;
  • Nord e Sud (d'Italia, d'Europa e del mondo). Con CD Audio (illustrato) Apes – 2013;